mercoledì 13 marzo 2019

Trasporti Pubblici Urbani. Situazione in Europa

Giuseppe Sandro Mela.

2019-03-13.

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È stato pubblicato un interessante Report sul trasporto urbano.

Mezzi pubblici: Stoccolma la più cara d’Europa, 4,26 euro

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Il problema sembrerebbe essere facile da enunciarsi.

Nelle grandi città le distanze possono essere anche molto grandi, fatto questo che rende necessario disporre di un qualche mezzo di trasporto efficiente ed il meno oneroso possibile.

Il Cittadino si trova a dover compiere una serie di scelte.

Può andare ad abitare vicino al posto di lavoro, ma questo comporta spesso canoni di locazione elevati. In alternativa, potrebbe andare ad abitare in periferia, ove i canoni di locazione sono usualmente bassi, ma in tal caso il costo dei trasporti incide maggiormente.

Poi, qualora si opti per il trasporto pubblico, è inusuale poter raggiungere il lavoro utilizzando la corsa su di una unica linea: spesso è necessario cambiare.

Infine, vi è un problema di tempi. La metropolitana è di norma il mezzo più veloce e nelle grandi città è spesso molto bene articolata sul territorio: con la metropolitana di Londra o Parigi si dispone di un’uscita ogni circa cinquecento metri. Anche il tempo ha un suo ben definito valore.

A questo punto emergono due problemi: uno contingente e l’altro di più ampio respiro.

Il primo è il problema dei costi. La costruzione di una metropolitana è molto onerosa e l’ammortamento pluriennale grava ovviamente sul costo del biglietto. Similmente, la manutenzione ordinaria e straordinaria è costo di non poco conto. Con il biglietto si compra non solo l’utilizzo della corsa, ma anche e soprattutto la possibilità di girare comodamente in tempi rapidi per ogni dove all’interna dell’area metropolitana. Questo è un fattore di non poca importanza, ed investe l’aspetto del rapporto costo / beneficio.

Il secondo è il problema del se e del quanto lo stato debba intervenire. Dal punto di vista dell’utente, il problema della proprietà è trasparente: a lui interessa soltanto il contenimento dei costi. Il servizio fruito dovrebbe essere in linea con il costo esborsato. Ragionando in termini ideologici, la componente di sinistra vedrebbe tutto il trasporto urbano pubblico, mentre da banda opposta lo si vedrebbe privato. Resta quasi inspiegabile il motivo per cui si stenti a ragionare nei termini di mero contenimento dei costi. Spesso il sistema misto è economico.

Da questo punto di vista sarebbe utile menzionare un caso caratteristico delle aree urbane in rapida espansione. Un certo numero di persone si consorziano per erigere un nuovo quartiere, anche alquanto decentrato: in questa maniera i costi abitativi sono anche fortemente ridotti. Resta il problema del collegamento con la rete dei trasporti e, soprattutto, chi debba assumersene l’onere. A ben pensarci, nessuno li aveva obbligati a trasferirsi in quel quartiere, per cui resta ben difficile capire perché mai la Collettività si debba assumere l’onere dei collegamenti.

Per quanto riguarda l’Italia si vorrebbe ricordare un legge difficilmente applicata: la 296/2006 poi integrata dal dl 23/2011.

«L’imposta di scopo comunale (ISCOP) è un tributo il cui gettito è destinato a finanziare opere pubbliche, eventi ad alto interesse turistico, mobilità urbana, asili, etc. È stata introdotta dal governo Prodi con la legge n. 296 del 2006 e la stessa ne disciplina le modalità di attuazione. Essa conferisce ai comuni la possibilità di finanziare il 30% del costo per la realizzazione di opere pubbliche. La legge prevede che la base imponibile del tributo di scopo è l’ICI con aliquota fissa 0,5 x 1000 e la sua durata non deve superare i 5 anni. Inoltre il testo legislativo indica tassativamente le opere pubbliche che possono essere finanziate da questa imposta:

a) opere per il trasporto pubblico urbano, ….» [Fonte]

In parole, povere il costo del collegamento è coperto da una imposta esatta su quanti godano di un determinato servizio, e non su tutta la Collettività.

Erano due leggi cariche di buon senso, ma solo 19 comuni le hanno applicate.


Mezzi pubblici: Stoccolma la più cara d’Europa, 4,26 euro

A Bucarest costa 28 centesimi, a Roma 1,50 come a Cipro, Malta e Madrid. Anche Parigi carissima.

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A Milano il biglietto singolo urbano passerà da 1,50 euro a 2 euro. Era stata annunciata la data ufficiosa del 1 marzo, ma per ora l’aumento sembra essere rimandato a non prima di maggio 2019. Tuttavia, si dice spesso che i biglietti dei mezzi pubblici italiani sono i più bassi d’Europa. Ma è proprio così?
Il biglietto dei mezzi pubblici in Europa
A Roma il costo del biglietto è di 1,50 euro e dell’abbonamento mensile 35 euro. Per fare un confronto, Truenumbers ha fatto un giro tra le capitali europee per controllare quali sono i prezzi delle corse sui mezzi pubblici. Ogni compagnia ha svariate offerte che variano in base alla copertura della zona cittadina, al tempo di percorrenza e al tipo di mezzo pubblico utilizzato; in alcuni casi il minor prezzo dipende se l’acquisto del biglietto o abbonamento viene fatto tramite app.Viste le diverse offerte agli utenti, abbiamo uniformato il dato prendendo in considerazione la tariffa base del biglietto di Roma, cioè: il prezzo è di 1,50 euro; utilizzabile all’interno del Grande Raccordo Anulare; per un tempo di 100 minuti e valido solo per una corsa in metropolitana. Abbiamo volutamente tralasciato la qualità del trasporto, argomento che Truenumbers ha già affrontato qui.Il grafico sopra mostra, quindi, per tutte le capitali europee il costo del biglietto base e dell’abbonamento mensile secondo questi parametri: zona o zone centrali (massimo due); tempo minimo tra i 60 e i 100 minuti e solo una corsa metro, che tra l’altro è il massimo che concedono i biglietti base in tutta Europa.
Per pochi centesimi giri Bucarest
Osservando il costo del biglietto singolo, si nota come ci sia una sorta di progressività dai paesi dove il costo della vita è più basso fino a quelle dove il costo è molto più alto. Una corsa sui mezzi pubblici della Ratb di Bucarest costa solo 28 centesimi. E non è l’unica capitale ad avere il biglietto al di sotto 1 euro: ci sono anche Sofia e Vilnius.
Tuttavia, nella maggior parte delle capitali europee, 15 per la precisione, il costo del biglietto è nel range compreso tra 1 e 1,99 euro. La Bkv di Budapest fa pagare il biglietto 1,09 centesimi mentre a Tallinn si paga 1,10 euro. Come già detto, a Roma il biglietto costa 1,50, così come a Madrid, a Nicosia e La Valletta. L’azienda municipale della capitale maltese, però, presenta una singolare tariffa: 1,50 se si viaggia in inverno, mentre 2 euro se si viaggia in estate.
Il costo del biglietto a Stoccolma
I paesi del Nord Europa presentano i prezzi più alti dei biglietti. Partiamo da Dublino dove il costo è di 2,10 euro e la Dublin Bus raccomanda sul suo sito di munirsi di spiccioli perché il conducente non dà resto. A Berlino si gira in S-Bahn per 2,80 euro. Sui tram di Amsterdam, invece, si viaggia con un biglietto di 3 euro che può essere acquistato anche a bordo, ma guai a non farlo perché ci sono dei tornelli davanti alle porte d’uscita. A superare i 4 euro invece è solo Stoccolma, con 4,26 euro.
Il costo dell’abbonamento mensile
Nel grafico qui in basso invece ci sono i prezzi dell’abbonamento mensile. Abbiamo mantenuto l’ordine delle capitali del grafico sopra per evidenziare come, in questo caso, i prezzi non sono progressivi con il costo della vita.
La Ratb di Bucarest, segnata in celeste, anche in questo caso ha il prezzo più basso d’Europa, solo 7,44 euro. L’abbonamento più costoso lo si acquista a Parigi 68,60 euro, e a seguire Berlino con 63,42 euro. Madrid e Zagabria, che hanno un biglietto base rispettivamente di 1,50 euro e 1,34 euro, hanno degli abbonamenti molto alti: 54 euro nella capitale spagnola e 53,80 in quella croata. A Roma l’abbonamento mensile costa 35 euro, allo stesso livello della lituana Riga Satiskme.


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