Ecco come lo Stato (tutti i Governi) ha decretato la fine di un
paradiso naturalistico, a parte i danni inflitti con le più estese
servitù militari d’Europa e i poligoni bellici a cielo aperto, ad un
tiro di schioppo dai centri abitati. 20 milioni di metri cubi di fanghi
inquinanti e pericolosi abbandonati in riva al mare di Porto Scuso,
precisamente a Sa Foxi, nei pressi di Portovesme. Esattamente di fronte all’isola di San Pietro, dove
sono stati affondati alcuni relitti dei veleni. La stima ufficiale per
difetto è pari a 100 campi di calcio, infatti riporta il conto degli
scarti di lavorazione dal 1975 al 2008. Prima, per quasi 4 anni, l’Eurallumina scaricava direttamente nel Mediterraneo,
invece di smaltire legalmente le scorie micidiali. Già, ma chi si
ricorda? I Governi tricolore hanno sempre fatto finta di niente, forse
per un tornaconto elettorale. Questo macroscopico cancro è tecnicamente
un bacino di veleni profondo una trentina di metri, che si è insinuato
perfino nelle falde acquifere del Sulcis.
I miscugli tossici oltre agli umani
fanno strage di tonni. Soltanto il 29 settembre 2009 il Nucleo operativo
ecologico dei carabinieri su mandato della magistratura ha sequestrato
un’area estesa per 174 ettari, venduta un anno prima ai russi di Rusal. Il reato ipotizzato è “disastro ambientale doloso con inquinamento delle acque di falda, cagionato dal bacino dei fanghi rossi”.
La scoperta degli inquirenti è stata casuale, nonostante le denunce di
Angelo Cremone. A causa di un incidente impossibile da occultare, le
analisi hanno rilevato la presenza di fluoruri, boro, manganese e
arsenico, in percentuali che superano i limiti (politici, non biologici,
già ampi) stabiliti dalle normative. Tre anni fa il ministero
dell’Ambiente è stato nominato custode giudiziale della bomba ad
orologeria. L’area – così come altre 56 individuate ufficialmente 16
anni fa in nel resto d’Italia - non è stata bonificata.
Colonialismo italiota - Un sistema basato sullo
scambio tra posti di lavoro (a rischio di vita) e sfruttamento del
territorio a base di inquinamento irreversibile. Dopo mezzo secolo con
la legge che finanziò l’apertura dei primi poli petrolchimici di Sarroch
e di Porto Torres, il disastro non si può più occultare. Una
pianificazione di Stato che ha punteggiato l’isola lasciando solo morti e
macerie. Dopo la strage del 2009 ancora una vittima: la sesta in 5
anni. Il 12 aprile 2011 è morto Pierpaolo Pulvirenti:
all’anagrafe aveva 23 anni. “La dinamica di questo incidente dimostra
che nella raffineria più grande del Mediterraneo non c’è attenzione per
la sicurezza dei lavoratori” dichiara Enzo Costa, segretario generale
della Cgil sarda. E conclude: “La Saras è sotto processo per i morti del 2009 e sembra reiterare infrazioni simili al passato”. Il 14 aprile 2007 è morto Felice Schirru, 34 primavere. E poi, il 26 maggio 2009 sono deceduti sul lavoro: Daniele Melis (29 anni), Bruno Muntoni (58 anni) e Gigi Solinas
(27 anni). Il fatturato della Saras si aggira sugli 8 miliardi di euro
all’anno: in loco si lavora il 15 per cento del greggio che affluisce in
Italia. La maggioranza delle azioni Saras è in mano ai due germani Gian
Marco e Massimo Moratti. Il primo è presidente, l’altro è
amministratore delegato. Ogni anno l’azienda paga ai due padroni uno
stipendio di 2,5 milioni di euro a testa, esclusi i dividendi. Massimo
Moratti è anche presidente dell’Inter, mentre la sua consorte Emilia
(detta Milly) è un’icona del centro sinistra. La Moglie di Gian Marco,
Letizia, è stata sindaco di Milano. Insomma, vip indimenticabili.
Gianni Lannes
articolo visto su stampalibera.com e copiato e postato su questo blog
La distruzione e il saccheggio della nostra regione viene, come sempre, sottovalutata o ignorata. E' un argomento che riprenderò presto con verifiche e studi e approfondimenti che farò di persona. Buon ferragosto e buone vacanze.
Nessun commento:
Posta un commento