giovedì 26 settembre 2019

Il Fascismo limitava la manifestazione del pensiero. Oggi si proibisce di avere un pensiero

di Augusto Sinagra
Non cadrò nell’errore metodologico o nella inconsapevole ignoranza di indicare come “fascista” chi non la pensa come me e, per questo, credendomi legittimato ad aggredirlo in ogni modo. Non cadrò nella contraddizione – volutamente sempre strumentale – di indicare e condividere l’idea che l’aggettivazione di “fascista” corrisponda a qualcosa di indiscutibilmente negativo e riprovevole.

Chi usa l’espressione “fascista” come arma di aggressione nei confronti degli avversari, normalmente non sa cos’è stato il Fascismo e dunque è un “ignorante” che si sente legittimato all’uso di tale aggettivazione (quasi fosse un insulto, ma non lo è) sulla base di un assunto dogmatico e inteso in modo farisaico, che pretende di distinguere il bene dal male o il buono dal cattivo.
Questo, come tutti i dogmi, appartiene alle religioni o alle scienze occulte; non appartiene né alla politica e né al diritto.
Ma, di altro voglio parlare: è noto che diversi Comuni in Italia per concedere l’uso di spazi pubblici anche per poche ore e a fini di attività politica o culturale, richiedono la sottoscrizione di una specie di abiura di “galileiana” memoria consistente nella solenne sottoscrizione di una dichiarazione di ripudio del Fascismo e delle idee del Fascismo.
Orbene, è fuori discussione l’assoluto rispetto che si deve alla Costituzione e a tutte le leggi ordinarie, comprese le famose leggi “Scelba” e “Mancino”.
Allora, a che scopo si richiede l’abiura se non per mortificare – a scopo di bassa lotta politica – la dignità e la coscienza delle persone? Perché le idee, tutte le idee appartengono all’intimo della coscienza di ogni persona.
Chiunque, pur rispettando la Costituzione e le leggi, ha il diritto di coltivare nel suo intimo idee diverse.
La conclusione è amara. A tutto voler ammettere di malvagio e di cattivo del Fascismo, bisogna tristemente prendere atto del fatto che il Fascismo è accusato di avere limitato la libera manifestazione del pensiero mentre oggi si proibisce di avere un pensiero, o una memoria o una speranza.

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