martedì 28 gennaio 2020

ONORATO CHIUDE LA SEDE DI CAGLIARI E SI DIMENTICA DI PAGARE 400 MILA EURO A PILOTI E ORMEGGIATORI

Onorato chiude Cagliari e lascia un buco di 400.000 euro nei porti della Sardegna.
Da settembre la compagnia di mascalzone latino ha
lasciato fatture inevase per 100.000 euro a Cagliari, quasi 200.000 ad Olbia e 100.000 a Porto Torres.
Una situazione che rischia di mettere in ginocchio il sistema portuale della Sardegna considerato che il 70% dei fatturati provengono dalle navi di linea.
Da settembre non pagano nonostante la prassi fosse quella di un pagamento dilazionato di 10 giorni.
I piloti dei porti sono obbligatori per legge perché si tratta di servizi tecnici nautici regolamentati dalla legge numero 84/1994.
Non pagare questo tipo di servizio significa aver raggiunto un livello delicato, anzi delicatissimo, di liquidità della società.
Il servizio dei piloti è garantito con continuità 24 al giorno 365 giorni all'anno ed è sotto la direzione di vigilanza dell'autorità marittima.

Piloti e ormeggiatori sono quindi prestatori universali del servizio nell'ambito dei porti e il loro lavoro costituisce l'elemento cardine del servizio portuale.
Si tratta di un servizio pubblico obbligatorio e questo rende il mancato pagamento di 400.000 euro ai porti sardi un vero e proprio allarme, considerata la delicatezza del servizio.
Ad essere messo in crisi dal mancato introito di oltre il 70% del proprio bilancio è l'intero sistema portuale sardo.
Un dato che va sommato alla chiusura che avevo preannunciato nelle scorse settimane dell'ufficio agenzia di Cagliari della Tirrenia.
Si tratta di un ennesimo elemento che lascia trasparire la gravità della situazione finanziaria del gruppo onorato.
Tutto questo sta avvenendo con il silenzio gravissimo delle istituzioni, a partire da quelle sarde che consentono ad un servizio pubblico pagato con 73 milioni di euro dallo Stato di cancellare la presenza di uno sportello-ufficio nella città capoluogo della Sardegna.
Restano in memoria le vergognose sceneggiate di sei anni fa quando pigliaru e deiana salutavano con ridicoli trionfalismi lo spostamento della sede legale della Tirrenia a Cagliari.
Sede cancellata con un colpo di mano due anni fa e seguita, poi, dalla chiusura di oggi del più elementare servizio di agenzia al Porto.
Tutto questo conferma che siamo dinanzi ad una classe dirigente politica e istituzionale prona di questo armatore.
Intanto stamane a Milano si è tenuta l'assemblea di Tirrenia - Cin - Moby con all'ordine del giorno un' imminente scadenza delle rate con le banche e il pagamento degli interessi del bond in Lussemburgo.
Che la situazione non sia rosea lo si evince anche da un ulteriore perdita del bond da 300 milioni che già stamane segnava un valore di appena il 34% rispetto al valore iniziale. Chi ha investito cento ha già perso 66%.
Tutto questo significa che chi ha investito in quel bond potrà, forse, ricevere la cedola di febbraio ma non avrà garanzie per il futuro.
Una situazione che appare contraddittoria rispetto all'anomala gestione dei conti del gruppo, considerato che, come ho già pubblicato nei giorni scorsi, si continua ad affittare traghetti alla Tirrenia consapevoli che a pagare sarà l'unica entrata certa, quella della convenzione da 73 milioni di euro che lo Stato elargisce a Onorato senza di fatto alcun controllo sia sulla qualità delle navi che sulle prestazioni del servizio.
Si resta, infine, in attesa delle decisioni dei tribunali di Roma e Milano che su tre fronti diversi potrebbero dare il colpo finale all'assetto economico finanziario di Onorato.
Quando si arriva a non saldare i debiti con i servizi principali obbligatori nei porti sardi significa che la marea di debiti sta rendendo sempre più difficile la navigazione della compagnia di mascalzone latino.
Una situazione destinata a precipitare se non usciranno dal cilindro molti milioni di euro che per il momento non esistono!
Le falle da tappare sono tante, adesso anche quella con i piloti e gli ormeggiatori dei porti sardi!
Mauro Pili

1 commento:

  1. Troppe aziende fanno disastri e non è giusto che ne facciano le spese le persone che ci lavorano. Pure qui in zona ha chiuso Mercatone Uno e ha lasciato a piedi impiegati e clienti, che non hanno ricevuto la merce ordinata.

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