giovedì 4 luglio 2019

Il paese "di chi so io"

Mi riallaccio al passato quando, una quindicina di anni fa, nel mio blog raccontavo, come vivessi quotidianamente la mia condizione di fallito: ci scrivevo tutto quello che mi succedeva, con l'unica eccezione del nome reale dei protagonisti, e altri dettagli che potevano permettere di individuare i protagonisti. Era un periodo in cui si parlava, pressoché
tutti i giorni, di Saddam, di Arafat, dell'11 settembre, di Al Qaida , di Silvio , del "ce lo chiede l'Europa", e sopratutto delle delocalizzazioni o esternalizzazioni di servizi: ci si preoccupava, per caso , di realtà quotidiana? Un sinistro , come si direbbe oggi, che la povertà era "percepita" ma non reale, mentre un altro, un puffone, si lamentava perché un quotidiano gli aveva rifilato "10 domande". Ecco che il ricordo di quegli anni, di quel periodo, mi ha fatto ritornare in mente un'idea, non del tutto originale, in cui in questa nazione, in questo paese che ho chiamato "di chi so io" (anche tutto attaccato se suona meglio) la tua o la mia realtà, può essere raccontata, con nomi inventati per l'occasione, ma con la caratteristica principale di essere la fotocopia del nostro paese. Mettiamo il mio caso, o meglio ancora, il caso di un mio amico che si vede soffiare il posto in un concorso pubblico: lui sa che lo hanno fottuto, che è passato il tale che è figlio di un barone o nipote di un noto politico (o ex politico ma che è un maneggione), ma non può esporsi qui da noi presentando un esposto, perché non andrebbe avanti, verrebbe di sicuro archiviato ma "non verrebbe dimenticato" proprio lui che, se anche non presentasse il tutto in prima persona, risulta come colui che ha tutto da guadagnare se la graduatoria viene aggiornata. Ergo, non fa un tubo, non fa niente, però gli rode seppure fosse un fatto avvenuto 20 o trent'anni fa o anche prima: allora come si fa a farlo sapere o a portare a conoscenza che fatti simili sono successi e succedono ancora? Ecco che mi è venuto in mente, similmente ai racconti di fantascienza che si svolgono in epoche imprecisate, che se si inventa il nome di un paese, ma si riproduce e si racconta una realtà come la nostra, con tanto di asl che funziona come sappiamo, di una giustizia idem come sopra, di una democrazia che è tale solo di nome, si una nazione che era sovrana ma non lo è, di una dittatura del politicamente corretto e dove non puoi chiamare le cose per come sono, ecco che raccontare la tua o la mia storia, ambientandola nel paesedichisoio può permettere alla mia amica, truffata da dei cugini che si sono appropriati di una eredità che spettava a lei, di potersi, quanto meno, sfogare e togliere un peso. Non aiuterà lei a entrarne in possesso, ma far sapere che una persona anziana non deve privarsi dei beni, cederli, per ottenere l'accompagnamento, può essere utile da sapere, sopratutto per chi vede un proprio parente, anche stretto, circondato da persone che si sono fatte, chissà come, in realtà tutori , quasi amministratori di sostegno, pur senza aver ricevuto nessuna nomina da parte del tribunale. E' un po' complicata la cosa da spiegare, ma il succo è uno solo: se dici il tutto, anche senza nomi e cognomi, ma lo ambienti in Italia, rischi di essere querelato: se invece il tutto succedesse nel paese di chissà dove, sarebbe diverso. Posso io raccontare di come mi hanno portato via l'auto, di come il curatore mi ha lasciato a piedi a 20 km di distanza , con figli minori e con mia moglie cardiopatica? Sì, l'ho fatto, con sacrificio e cercando di omettere numerosi particolari che, al contrario, se raccontati potevano e possono invece illuminare chi vive o sta per vivere una situazione simile. Ecco che ognuno di noi, nel proprio blog o sito, potrebbe raccontare la propria storia, un episodio della propria vita, senza dover omettere niente: mettiamo il medico che fa una cazzata, l'avvocato o l'amministratore di condominio che si appropria di beni non suoi, la badante che sposa il vecchietto e poi lo mette in una rsa, e via dicendo. Ripeto e concludo: se tu dici le cose in un dato modo, la gente capisce, ma anche chi ti ha fottuto non potrà fotterti ancora, denunciandoti civilmente per spolparti ulteriormente, ma al contrario aiuterai te stesso togliendoti dei sassolini dalle scarpe e darai aiuto e dritte anche al prossimo, sopratutto se aggiungerai , in coda magari, e col senno di poi, che cosa avresti dovuto fare per salvarti in corner. C'è stato un tale che doveva aprire un locale, tipo bar , in zona centrale, e quindi vincolata a leggi di tutela artistica e architettonica: morale della favola, non solo non è riuscito a far decollare l'attività, ma ha pure perso la propria abitazione, allorché è stato dichiarato fallito.    

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