Non credo , almeno se parliamo dell'Italia come pure se riparlassimo della Grecia, nazione su cui tanti di noi, per quanto ne so, puntavano: speravamo, ed è inutile nascondercelo, che i greci facessero il lavoro sporco per noi italiani e per tutti gli europei che si sono sentiti traditi dall'euro.
E voglio ricordare in quell'estate in cui iniziavano le rivolte, di come i vari Zucconi a radio Capital ne prendessero le distanze , in senso negativo verso i greci, ovviamente.
Oggi possiamo ,prendendo esempio da quanto avviene al di fuori dei nostri confini, fare qualcosa per cambiare la nostra realtà.
Come? Partiamo dalla vicina Turchia, quella che ha il sultano Erdogan.
Ci si lamenta, prendendo per buona la nota dell'Osce, che la votazione per il referendum non è stata pulita, ci sarebbero stati brogli in stile, forse, come quelli per il nostro per scegliere tra monarchia e repubblica, con il medesimo risultato, e cioè quelli sono i dati ufficiali, e la partita è chiusa.
Ma siccome i tempi sono cambiati, ecco che il turco, afferma che non se ne deve né può più parlare e discutere: ed è qui che volevo arrivare.
Quanti di noi sanno di che cosa si può o non si può discutere in Italia?
Allora mettiamola così: secondo voi , ci sono o no argomenti, temi, di cui è di fatto proibito parlare? E per proibito intendo sia il fatto che non ne sentiate discutere in tv, sia che si senta qualcuno che nei media cerca di argomentare e di portare l'attenzione su un dato problema, sia che la legge lo vieti proprio penalmente.
martedì 18 aprile 2017
lunedì 3 aprile 2017
Per ora non interessa, ma
Sembra
proprio così: fino a quando una situazione non ti tocca
direttamente, te ne freghi, intendendo con ciò non un disinteresse
motivato da un'aria di superiorità, quanto da mancanza di
informazione su eventuali conseguenze di azioni , leggi,
disposizioni, ordinanze e regole in senso lato.
Due
esempi su tutti (quelli che ho in mente adesso): fra poco inizia la
stagione balneare, e qui da noi in Sardegna, come forse anche
altrove, in prossimità delle spiagge parcheggiare le auto, sarà a
pagamento.
In
alcune località quest'obbligo scatterà da giugno a settembre: c'è
da dire che puoi sempre non andare in quelle località, in quei posti
dove ci sono queste ordinanze, che oltretutto non prevedono la
custodia del veicolo, né stai dando dei soldi per usufruire di un
bagno o una doccia o del cestino dei rifiuti, solo perché occupi un
dato spazio, anzi “uno stallo”.
Dopo
di che c'è qualcuno che, senza una cadenza fissa, passa e controlla
se nel tagliando esposto l'ora e il giorno corrispondono a quanto
dovresti aver pagato: in difetto ti multano.
Da
dire ancora che il tagliando potrebbe, secondo le zone, essere
rilasciato da un macchinario o essere messo in vendita in qualche
negozio ubicato “nella zona”: quindi quei soldi non danno uno
stipendio, ma al massimo possono servire per la carta e la
manutenzione della macchina erogatrice .
Se
invece, e questo è il secondo esempio, dovessimo avere a che fare
con il nuovissimo autovelox, quello che ci fotografa se ci stiamo
scaccolando o frugando i denti con le unghie, allora le cose cambiano
e in peggio: fatto salvo che uno può frugarsi quello che vuole, c'è
da precisare che i macchinari in uso da parte delle cosiddette
autorità compiono delle autentiche azioni di indagine che, e qui ci
vorrebbe l'aiuto di un avvocato o un filosofo o un sociologo, a mio
parere violano la privacy dell'individuo.
Oggi
ci sono in uso apparecchiature in grado di stabilire , riconoscimento
facciale a parte, tutti i dati relativi a un veicolo, nonché quelli
relativi al proprietario e alle sue varie posizioni previdenziali
oltre a pendenze con la giustizia: è giusto o no essere
scannerizzati tutti i santi giorni e per diverse volte al giorno? Del
resto possono disporre di dati attraverso le telecamere e i droni, e
questi dati potrebbero anche essere rilevati e quindi archiviati, da
società estere, ma anche essere carpiti, a nostra insaputa, quando
siamo in viaggio in un paese straniero.
Perché,
e concludo, in apparenza sembrerebbero cose irrilevanti, del tipo io
non ho niente da nascondere, infatti chi dice così ti fa venire
voglia di dirgli che “ce l'hai così piccolo che non lo devi
neanche nascondere” , ma se a ciò aggiungete il monitoraggio del
denaro, il fatto che vogliono sapere perché sei andato a Londra 10
volte negli ultimi sei mesi, come mai percorri sei volte al giorno la
statale, perché entri dieci volte ogni giorno nel portone di quello
palazzo se non ci abiti...e tutti questi dati , in se innocenti,
vengono non solo raccolti, ma classificati, comparati, elaborati, per
trarne delle conclusioni, dei giudizi sulle persone.
Non
sono d'accordo, perché oggi non ci interessa, ci passiamo sopra,
pensiamo che in fondo tra terrorismo, violenze e rapine, pirati della
strada, forse è meglio monitorare il territorio: ma quando si va a
collegare i dati, si tende a orientare gli individui affinché
compiano delle scelte, facendo leva sulla ricattabilità che può
venir fuori dalle loro abitudini sessuali o alimentari ad esempio,
ecco che le cose cominciano a non quadrare più, come vuole chi
auspica di controllare ogni centimetro quadrato del pianeta.
Quello che fanno e possono fare certe società, legalmente autorizzate o no che siano, si chiama dossieraggio, e in alcune nazioni dovrebbe essere vietato, ma appunto non è così dappertutto.
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